La Fauna in Australia.

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SUCCIACAPRE (Podargus strigoides)

Parliamo ora un poco di questo stravagante Succiacapre australiano. In questo paese, come in quelli europei, americani o africani, il Succiacapre non potrebbe passare inosservato, benché sia un uccello crepuscolare, discreto e poco visibile, che caccia gli insetti con la grande bocca spalancata, in pieno cielo. Come tutti i Succiacapre del mondo, anche questo ha uno o più soprannomi. Se non è "Testa-capra" o "Testa di rospo" sarà "Bocca di rana", il che significa, in ogni caso, che esso ha una bocca molto larga, con un becco molto corto circondato dalle vibrisse dei suoi baffi. Questo uccello dal nome fantasioso si nutre dunque di tutti gli insetti notturni che caccia in pieno volo ed in piena notte. Di giorno esso si posa a terra o su un ramo d'albero, nel senso del ramo e mai perpendicolarmente, poiché ha sempre cura di rendersi invisibile. Esso depone a terra anche le uova, rosse e macchiettate, senza costruire neppure un nido per accoglierle, ed anche queste risultano invisibili, a meno di non metterci proprio il naso sopra. Le sue zampe sono minuscole, non adatte alla marcia, e come suo cugino, il Rondone, il Succiacapre prova una certa difficoltà ad involarsi quando è posato al suolo, cosa che gli capita assai spesso. In pieno volo lo si confonde spesso con i notturni che in Australia non sono certamente rari e rassomiglia infatti ad una civetta di taglia media. Dire che i Succiacapre sono uccelli utili sembra superfluo. Ciò nonostante non bisogna aver paura di ripeterlo, non foss'altro che per evitare la morte anche di uno solo di essi. Essi distruggono talmente tanti insetti che la presenza di qualche coppia in una zona dovrebbe essere considerata come una vera benedizione. Eppure li si teme sovente, per superstizione: sono dei notturni, allora...! Come tutti gli altri Succiacapre, anche quello australiano volando produce un rumore assai bizzarro, che i paesani, in Europa, paragonano a quello che facevano i filatoi di un tempo, mentre filavano la lana. Questa particolarità non dovrebbe presentare nulla di inquietante, ma contribuisce a far temere queste innocenti creature. Non è raro, nell'ovest della Francia ed anche altrove, sentire, in prossimità di qualche zona d'acqua che attira gli insetti notturni, ronfare qualche Succiacapre che gira in cerchio proprio sopra. Ma l'oscurità li nasconde, generalmente, alla vista dell'osservatore, a meno che la luna permetta di distinguere la loro figura quando si stacca nella sua luce. E' uno spettacolo affascinante per chi ha la fortuna di potervi assistere qualche volta.

PITONE DIAMANTINO (Morelia argus)

L'Australia è ugualmente ricca di serpenti e si afferma che la metà di tutti i serpenti velenosi conosciuti siano originari di questo continente. Il Pitone diamantino è chiamato anche col nome di Pitone spilotes. Sembra che possa raggiungere dimensioni molto grandi: gli si attribuiscono perfino sette metri circa di lunghezza, il che sembra troppo se si pensa che nessun serpente, nessun pitone indiano, nessuna Anaconda dell'Amazzonia ha mai raggiunto i nove metri di lunghezza. Il Pitone diamantino ha la testa allungata ed appiattita propria dei pitoni; il corpo poderoso è ricoperto di piccole squame disposte in serie longitudinali. Il colore è bruno, con macchie giallastre circondate di nero nella parte superiore; è gialliccio uniforme nella parte inferiore. Questo grande Pitone australiano abita anche nella Nuova Guinea. Nel continente lo si trova soprattutto nel nord del Queensland, nelle regioni rocciose in cui si trovano facilmente i Wallabies, che ama fare sua preda. Come tutti i grandi serpenti, il Pitone diamantino uccide stringendo le vittime tra le sue spire fino al soffocamento totale. Contrariamente ad una opinione molto diffusa, esso non spezza le ossa delle sue ansimanti vittime, ma le soffoca più o meno rapidamente per poi inghiottirle, la testa per prima, a condizione che non superino le dimensioni di un cane di buona statura. E' inutile precisare che questi animali non attaccano mai l'uomo se non sono provocati, perseguitati o molestati. Il bellissimo Pitone diamantino viene spesso tenuto nei giardini zoologici, dove vive anche per molti anni.

VIPERA DELLA MORTE (Acanthophis antarcticus)

La Vipera della morte è un animale piuttosto corto e tozzo, dalla grossa testa contenente enormi ghiandole di veleno riparate da lunghi uncini inoculatori. Il suo corpo si mimetizza con i colori della regione in cui vive: bruno, rossastro o giallastro con strisce trasversali più scure nella parte superiore, bianco giallastro nella parte inferiore. Il tronco termina con una coda bizzarramente sottile che sembra debba servire per attirare le prede. Infatti l'animale, acciambellato al suolo, la drizza e la fa vibrare rapidamente e si dice che gli uccelli siano attirati da questa cosa brillante e minuta e si avvicinino per beccarla così che il serpente può, in un solo morso, afferrarli e divorarli. La coda termina con una specie di aculeo che serve alla Vipera come puntello per procedere più facilmente sul terreno. Non bisogna paragonare la Vipera della morte alle grosse vipere africane: la Heurtante, quella del Gabon o la Vipera Rhinoceros, tutte e tre molto pesanti e fornite di un veleno molto pericoloso.

SERPENTE TIGRE (Notechis scutatus)

Il Serpente tigre è un animale ugualmente temibile, più rapido e più vivace della Vipera della morte. E' più simile ai serpenti naja che alle vipere e si dice che in Australia un uomo morsicato da questo rettile non ha più di un'ora di vita, a meno che non possa immediatamente curarsi. Tra tutti questi serpenti velenosi questo è sicuramente il più pericoloso, anche considerando la difficoltà che esiste di assicurarsi un immediato soccorso, nel caso di una morsicatura. In Australia, infatti, le distanze e l'isolamento non sono certo paragonabili a quelli che noi conosciamo in Europa. Dato che questi due serpenti hanno un veleno fortemente attivo, si può comprendere che la migliore possibilità di sopravvivere, quando si è obbligati a frequentare le regioni in cui vivono, è di stare molto attenti per accorgersi della loro presenza e di non dimenticare che è necessario agire prima di loro. Ciò è valido per tutte le regioni in cui vivono i grandi velenosi, siano essi cobra asiatici o africani, mambas del vecchio continente o crotali del nuovo mondo. Non bisogna dimenticare che il più delle volte è più che altro l'ignoranza che uccide. E poi non è difficile portare sempre con sé una custodia contenente il siero corrispondente al veleno del serpente che si rischia maggiormente di incontrare.

GECO (Gymnodactylus fouisiadensis)

Il Geco, nonostante possa apparire assai inquietante, è in realtà un piccolo animale assolutamente inoffensivo, che si può prendere in mano senza temere nulla più di una morsicatura né lacerante, né velenosa, ammettendo che venga ad esso il desiderio di mordere, cosa che non è neppure sicura. Il Geco, come tutti i Gechi dei paesi caldi, è un cacciatore di zanzare e di mosche, capace di arrampicarsi ovunque e di correre sui muri delle case con la massima disinvoltura. Esso emette quel piccolo suono che si può tradurre pronunciando il suo nome. Non farebbe male a nessuno e, generalmente, nessuno gli farebbe del male.

MOLOCH (Moloch horridus)

Il Moloch, che gli australiani soprannominano Lucertola diavolo, Diavolo della montagna, Dragone irsuto o Diavolo pungente, difficilmente supera i quindici-venti centimetri di lunghezza, di cui una buona metà spettano alla coda. Il tronco è largo e piatto, la testa piccola, le zampe corte e grosse con forti unghie, la coda sottile. Tutto il corpo di questo animale è ricoperto da spine e tubercoli che lo rendono impressionante; quando il Moloch è semiaffondato nella sabbia (ciò che fa spesso, sia per ripararsi dai raggi brucianti del sole, sia per sfuggire ad eventuali pericoli) lo si può facilmente scambiare per una pianta grassa. Il Diavolo pungente si accontenta di poco, per vivere; il suo nutrimento preferito è costituito dalle formiche, ma si accontenta anche di piccoli insetti di altro genere o, addirittura, di cibo vegetale. Questi animali, se impauriti o incolleriti o per forti variazioni di temperatura, possono cambiare il colore della pelle; inoltre la loro pelle è fortemente igroscopica, per cui possono resistere molto a lungo senza bisogno di acqua. Anche il Moloch, come il Geco, è un animaletto inoffensivo; malgrado le spine spaventose che ricoprono le sue scaglie, è una simpatica bestiolina dolce e gentile, che non si cura che di cacciare le formiche e che si può tenere in casa senza nessuna preoccupazione. E' ancora più amichevole del grosso Sferza-coda dell'Africa del nord, al quale rassomiglia alquanto e che tanti francesi hanno allevato in casa, da una decina d'anni a questa parte. Se il Geco si piazza nei luoghi abitati, il Moloch può essere incontrato solo nei deserti dell'Australia centrale. E' risaputo che in tutte le zone desertiche e subdesertiche del mondo si trovano sauri muniti di spine, dall'aspetto più o meno impressionante, ma i più orrendi, per questo, sono i Moloch. Eppure, come già abbiamo detto, nonostante l'aspetto minaccioso sono addirittura più tranquilli della comunissima lucertola. Velocissimi nello scavare buche nella sabbia, una volta insospettitisi del pericolo sopravveniente, vi si rifugiano e vengono fuori solo quando sono sicuri di ritrovarsi all'aperto senza che vi siano possibilità di aggressione da parte dei loro nemici. Temono moltissimo gli uccelli rapaci, i quali sono divoratori di questi tipi di animaletti. Esso sembra essere parente assai prossimo di una colossale lucertola, irta di punte come lui, che sarebbe vissuta fino alla preistoria australiana e che gli specialisti chiamano Megalania prisca; un animale lungo più di sei metri e che rimane tuttora presente nelle leggende degli aborigeni.

TRACHISAURO RUGOSO (Trachysaurus rugosus)

Gli Scincidi assomigliano a delle lucertole dalle cortissime zampe. Essi amano vivere al caldo, nella sabbia del deserto, e sembra che si muovano nuotando nella sabbia, il Trachisauro rugoso ne è un curioso esemplare, che rassomiglia ad una grossa pigna fornita di zampe, con le sue scaglie rugose e la sua grossa testa. Il tronco è molto largo e le zampe tanto corte da essere decisamente sproporzionate; la coda larghissima e corta è arrotondata all'estremità. Esso evoca le lucertole velenose del Messico, gli elodermi e altri mostri di Gila, ma è completamente inoffensivo. Al massimo, se lo si tormenta troppo, morde la mano. E' tipico delle zone aride con scarsa vegetazione, o addirittura di quelle semidesertiche, del continente australiano. Amante della luce e del caldo, non è difficile vederlo, ventre in giù, fermo, incurante di tutto ciò che gli accade intorno. A causa delle sue corte zampe che non gli permettono che velocità modeste, è semplice catturarne qualche esemplare. Vedendo il pericolo, minaccia il suo nemico spalancando la bocca, ma molto difficilmente morde. Strisciando lentamente sulla sabbia, va alla ricerca di cibo, costituito da vegetazione o da prede: anfibi, sauri e serpenti, compresi quelli velenosi. Per questa ragione in Australia questi animali sono rispettati e quasi protetti. Il Trachisauro non perde la sua mitezza neanche in cattività e per questo è spesso ospite di giardini zoologici.

TILIQUA DALLA LINGUA AZZURRA (Tiliqua scincoides)

Anche la Tiliqua dalla lingua azzurra si può definire un piccolo animaletto inoffensivo. Essa, a differenza del Trachisauro, ha un altro metodo per difendersi. Proietta fuori dalla sua gola ampiamente aperta una larga e spessa lingua di un azzurro cupo, che stupisce talmente il suo nemico da fargli cessare qualsiasi manifestazione ostile. Il proprietario di questa lingua stupefacente ne approfitta per sparire nella sabbia. Bisogna riconoscere che, tra gli innumerevoli metodi di intimidazione utilizzati dagli animali più deboli per mettersi al riparo dagli attacchi di quelli più forti, questo è il più sorprendente ed il più originale. La Tiliqua dalla lingua azzurra la si incontra un po' dovunque, in Australia, dove passa talvolta per un animale pericoloso. Al contrario essa non solo è perfettamente inoffensiva, ma distrugge anche molti insetti nocivi. E' spesso ospite di terrari e giardini zoologici, ma, essendo ben nutrita e non avendo nemici vicino, è molto raro vedere il suo strano modo di affrontare il pericolo. E' un peccato, poiché l'apparizione di questa lingua azzurra è qualcosa di veramente straordinario! L'Australia è decisamente la terra delle sorprese più singolari. Bisogna però riconoscere che le tilique dalla lingua azzurra non sono in grado di intimidire alcuni dei loro nemici: i dinghi le divorano allegramente e gli aborigeni, che non indietreggiano praticamente davanti ad alcun pericolo e che non hanno la repulsione che possiamo provare noi davanti a simili animali, non hanno simili per trovare nella sabbia le grosse lucertole che passano rapidamente nella brace prima di divorarle. Alcune pellicole ci hanno mostrato recentemente come questi uomini primitivi cacciano le loro prede, la loro selvaggina, se si preferisce, dimostrando in questa occupazione così essenziale per loro un sistema ed una pazienza che ci lasciano veramente confusi. Niente li scoraggia e con l'aiuto di un semplice bastone appuntito essi trovano il modo di sopravvivere anche nel deserto più arido e più ostile. Quando hanno fame, nessuna bestiola riesce a sfuggire loro e lo spettacolo dell'aborigeno capelluto e villoso, che rientra al suo misero accampamento con cinque o sei lucertole di differente grandezza sospese alla cintura, è tipico di quei luoghi.

TUATARA (Sphaenodon punctatum)

Il Tuatara o Hatteria o Sfenodonte (a dire il vero non si sa bene quale nome dargli) ha abitato la Nuova Zelanda fino all'arrivo degli europei. Perseguitati dai cani, dai gatti, dai maiali e dagli uomini, questi animali sono diventati rarissimi e si possono ancora trovare solo su qualche piccola isola a nord e a sud di questo arcipelago. Ora si fa di tutto per assicurare la sopravvivenza di queste grosse lucertole panciute, che possono raggiungere i sessanta centimetri di lunghezza e che non si notano molto, se non per la loro abitudine di vivere sotto la vegetazione nei terreni ricchi di humus che esse scavano e per la linea di aculei molli che si rizzano lungo il loro dorso, dalla nuca al termine della coda. Soltanto che il Tuatara si può considerare come un autentico fossile vivente, senza dubbio il più notevole del mondo intero. Ultimo rappresentante di una stirpe che ha dominato il mondo sino all'inizio dell'era terziaria, esso possiede sotto la pelle del cranio, dietro ai suoi occhi, ben visibile ed esterno, un organo bizzarro chiamato occhio pineale o terzo occhio. Anche i rettili ed i mammiferi hanno la glandola pineale; essa è racchiusa sotto l'osso del cranio e non se ne conosce bene l'utilità. Altri rettili hanno in più, sempre sotto l'osso del cranio, dei resti non più di glandola, ma di autentico occhio pineale o terzo occhio. Ma in nessun animale questo avanzo del tempo antico è così netto e così sviluppato come nel Tuatara. Esso è ancora funzionale, poiché si è potuto constatare che è perfettamente sensibile alla luce. E' questa la ragione principale dell'interesse che gli si porta e della protezione di cui gode l'animale. Un'altra particolarità di questo strano animale è la sua temperatura corporea. Si è infatti potuto constatare che, quando l'animale è in piena attività, questa non supera i tredici gradi e, in media, non supera gli undici gradi. Lo Sfenodonte ha abitudini piuttosto notturne; durante il giorno esso rimane nascosto nella tana e solo quando scende l'oscurità esce e si aggira lentamente in cerca di nutrimento, lanciando di tanto in tanto un suono simile al gracidare di un rospo. Per quanto riguarda la riproduzione, le femmine depongono nelle tane, nel mese di novembre, da due a dieci uova molto piccole in proporzione alla grandezza dell'animale. Il periodo dell'incubazione dura dodici mesi circa, al termine dei quali le uova hanno le pareti tanto tese da sembrare palloncini di gomma. I piccoli Tuatara, per uscirne, fanno forza contro le pareti con una specie di "dente" situato all'estremità del muso, facendo letteralmente scoppiare l'uovo. Gli esemplari di Tuatara portati in Europa od in America hanno superato molto bene la vita in cattività, ma, all'inizio, il governo della Nuova Zelanda li sorvegliava strettamente e ne vietava l'esportazione. Aggiungiamo che sono animali pacifici che non chiedono che di riscaldarsi tranquillamente al sole e di inghiottire, di tanto in tanto, gli insetti di cui si nutrono.

VARANO (Varanus varius)

L'Australia ospita anche i grandi Varani, queste lucertole gigantesche dalla testa stretta, saldata non alle spalle, ma alla fine di un lungo collo. I più diffusi sono i Varani qui rappresentati, che gli australiani chiamano "Lace Lizard" e che possono raggiungere un metro e ottanta centimetri di lunghezza, vale a dire la metà di quella raggiunta dal gigante della specie: il Dragone di Kommodo. Sono animali dalla forma snella ed elegante; dal tronco forte e sorretto da zampe robuste; dalle zampe munite di unghie dure ed appuntite; dalla coda lunga e terminante a punta. La lingua è lunga e biforcuta, i denti molto forti, il corpo ricoperto da squame. I Varani sono vivaci, rapidi, capaci di arrampicarsi sugli alberi e di nuotare, di correre velocemente, di mordere e di difendersi a colpi di coda molto dolorosi. Onnivori carnivori come sono, mangiano di tutto: uccelli, uova, insetti e piccoli mammiferi, a seconda della loro statura e della loro forza. Per battersi, si drizzano volentieri sulle zampe posteriori, come fanno i due qui rappresentati: assomigliano allora ai loro antenati, i grandi sauri dei tempi preistorici. Gli zoologi che hanno studiato l'Australia pretendono che un altro Varano, molto più grande (circa tre metri), chiamato Varano gigante, sia esistito anche nel centro e nel nord-ovest del paese. Ma non sono ancora state fornite testimonianze reali di questa esistenza. L'intero mondo dei naturalisti le attende con impazienza, poiché gli animali "nuovi" non sono più molto numerosi e la loro scoperta fa sempre molta sensazione... E' certo che l'Australia, la Nuova Guinea e forse anche il centro dell'America del sud sono, con i fondi marini, gli ultimi settori del globo terrestre in cui restano ancora da fare scoperte del genere. Ma, se la cosa è certa per gli animali marini, non bisogna contarci molto per ciò che riguarda gli animali realmente terrestri. A meno che si tratti di animali la cui piccola taglia abbia permesso loro di sfuggire agli occhi attenti degli investigatori, degli esploratori, degli zoologi. L'avvenire dirà se bisogna ancora credere all'esistenza della Tigre marsupiale ed a quella del Varano gigante d'Australia. Sarebbe una buona cosa se qualche giovane decidesse di darsi la pena di dedicarsi solamente a queste ricerche. Noi ora dobbiamo lasciare la terra australiana senza poterci fare un'idea precisa della questione ed andiamo ad abbordare le rive degli oceani, dove ci attendono ancora due animali veramente tipici degli antipodi. Tipici e pericolosi, d'altronde, poiché l'uno è annoverato tra i più terribili carnivori del mondo e l'altro è considerato il più velenoso.

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COCCODRILLO MARINO (Crocodylus porosus)

Di tutti i rettili che vivono sul suolo o nell'acqua del nostro pianeta, il più grande non è un serpente, ma un Coccodrillo, il Coccodrillo marino, che si trova dal Madagascar all'Australia, lungo tutto l'Oceano Indiano e nella parte ovest del Pacifico. Appartiene alla famiglia dei Loricati di grande mole, caratterizzata dalla particolarità, visibile macroscopicamente, per cui il quarto dente della mascella superiore rimane visibile anche quando l'animale ha la bocca chiusa. Il tozzo corpo del Coccodrillo marino è sostenuto da quattro arti brevi, di cui gli anteriori hanno cinque dita ed i posteriori soltanto quattro, tutte fornite di unghie; le dita delle zampe posteriori sono unite da membrana interdigitale, adatta al nuoto. La coda, più lunga del corpo, è robusta e compressa lateralmente. La pelle è rivestita da placche cornee che nella parte dorsale, ed in alcune specie anche ventralmente, sono sostenute da piastre ossee. La bocca è - grande ed è fornita di - numerosi denti conici, robusti, infissi in alveoli; il palato è osseo e la lingua è aderente al pavimento boccale. Il Coccodrillo marino è fra i pochi rettili con cuore quasi completamente distinto in una metà arteriosa (a sinistra) ed una metà venosa (a destra): infatti non solo le orecchiette, ma anche i ventricoli sono due. In Australia il Coccodrillo marino vive negli estuari del nord e del nord-est, soprattutto lungo la Grande Barriera ed al largo di queste coste dove non è certamente raro. E' detto anche Coccodrillo estuanico, poiché dà la preferenza alle larghe foci dei fiumi per installarvisi. Qui infatti può trovare per i suoi pasti bocconi prelibati: pesci di media e grossa taglia, uccelli, mammiferi di ogni dimensione. La preda uccisa, quando è grossa, non viene divorata subito, ma lasciata frollare per alcuni giorni in un rifugio; per aiutare la digestione, il Coccodrillo ingoia anche i sassi che servono a macinare gli alimenti nello stomaco. Non è difficile che attacchi anche l'uomo. Per questi usa una tattica offensiva particolare: li fa cadere con un colpo di coda, dopodiché li azzanna ad un arto e li trascina nell'acqua dove, rotolandosi su se stesso senza staccarsi dalle prede, li conduce ad una morte cruenta per annegamento o dissanguamento. La gente del paese lo teme, poiché esso attacca sia i passanti che i navigatori o i nuotatori; lo chiama "big-fellow", il grande compagno, e sa che la sua lunghezza può raggiungere i dieci metri. Un grande Coccodrillo marino appeso al muro di una casa avrebbe la testa all'altezza delle finestre del terzo piano, mentre l'estremità della sua coda toccherebbe il suolo. Si sono avuti numerosi incidenti con il big-fellow. Alcuni uomini hanno perso la vita cacciandolo. Ma questa caccia, alla fine, ha avuto ragione sul Coccodrillo marino che è ormai iscritto sul libro rosso del Fondo Mondiale per la Preservazione della Natura, nella lista degli animali minacciati di estinzione. Alcuni stati dell'Australia si sono preoccupati di questa sparizione e l'hanno messo tra gli animali protetti, ma bisogna attendere che tutta l'Australia faccia questo, per essere sicuri di salvare questa specie. A dire il vero, sono i giovani che misurano meno di un metro quelli che più sovente vengono massacrati, per l'industria delle borsette da donna, delle scarpe, dei portafogli e delle cinture. I cacciatori non si arrischierebbero assolutamente ad attaccare un vero big-fellow, la cui pelle è, del resto, inutilizzabile. Un'altra può essere la causa di questa parziale estinzione: infatti, durante il periodo degli amori, le femmine risalgono il fiume in cerca di una zona dalla vegetazione fitta dove, col muso, le zampe posteriori e la coda, accumulano rami, radici, foglie su cui poi deporranno le uova. Se la zona non corrisponde a determinate caratteristiche (cioè deve essere nascosta, ricca di vegetazione, vicina a corsi d'acqua), le uova non vengono deposte e quindi viene a mancare un certo ritmo nella riproduzione, che sopperisca alle stragi di giovani animali operate dai cacciatori. Comunque, quando nascono, i piccoli sono già in grado di nutrirsi da soli e, proprio in acqua, cercano il loro primo nutrimento, fra granchi, molluschi e pesciolini. E' nel Queensland e tra le sue mangrovie salmastre o salate che si trova questo enorme sauro. Là non ha nemici e si può nutrire in pace. Se raggiunge il largo, può avere difficoltà con i grandi squali che non esitano ad unirsi per attaccarlo. In questo caso il Coccodrillo, prima di morire sopraffatto dai suoi nemici, ne dilania un certo numero. I suoi occhi hanno due palpebre successive: la posteriore, trasparente, gli permette di vedere sotto l'acqua del mare, mentre nuota. E' un velocissimo nuotatore; in questo caso le sue zampe, tenute attaccate lungo il corpo, non gli servono a niente: soltanto la coda costituisce il più potente dei remi. E' capace di attaccare una barca in pieno mare ed afferrare un marinaio ferendolo gravemente o annegandolo. E' un animale molto pericoloso, la potenza del quale sta alla pari con lo spirito.

SERPENTE DI MARE DAL VENTRE GIALLO (Pelamis platurus)

L'ultimo animale dell'Australia che noi presentiamo è un serpente di mare molto comune nei mari caldi e nel Pacifico. Di serpenti marini ne esistono molte varietà che si caratterizzano per una lunghezza che non supera i due metri e mezzo, per una coda molto appiattita al termine e per la facoltà di inoculare, per mezzo di due uncini posti sulla mascella superiore, un veleno estremamente pericoloso, generalmente mortale per l'uomo, contenuto in due tasche poste al di sotto dell'articolazione delle mascelle. I Serpenti di mare non sono pesci. Essi devono risalire in superficie, di tanto in tanto, per respirare e depongono le loro uova sulla sabbia della spiaggia. Generalmente non attaccano i nuotatori sotto la superficie dell'acqua, ma possono diventare pericolosi quando vengono tirati in superficie nelle nasse o nelle reti in cui si lasciano catturare. Pertanto gli si attribuiscono parecchi incidenti. Il loro veleno, che assomiglia a quello dei cobra, è estremamente attivo. Fatto per fulminare sul posto i pesci di cui questi rettili si nutrono, è tanto terribile quanto quello del Mamba verde che uccide l'uccello morsicato sul ramo stesso dell'albero che lo sostiene. I molluschi velenosi che troviamo nello stesso settore australiano del serpente marino, non agiscono in altro modo: essi uccidono sulla spiaggia i pesci di cui si nutrono e il veleno di un Conus geografico è tra i più temibili veleni del mondo.

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